Secondo quanto riportato da AMUS, il prossimo step regolamentare della Formula 1 potrebbe segnare un ritorno ai motori V8.
Nonostante il 2026 porterà in pista monoposto completamente nuove, con un pacchetto tecnico rivoluzionato, nel paddock la discussione è già accesa da mesi e riguarda il futuro a medio-lungo termine dei propulsori della categoria regina.
La FIA, la Formula 1 e i costruttori stanno da tempo portando avanti discussioni per definire il concetto di motore più adatto. Una prima ipotesi faceva pensare al ritorno dei leggendari V10, tanto amati dai tifosi per il sound e le prestazioni.
Tuttavia, allo stato attuale, i motori V8 sembrano essere la soluzione più realistica e condivisa. Le prime indiscrezioni parlano infatti di unità da 2,4 litri, molto simili a quelle utilizzate tra il 2006 e il 2013, anche se adattate agli standard moderni.
Questa nuova prospettiva deve però far conto con l’altra grande priorità della Formula 1 contemporanea: la sostenibilità. I regolamenti del 2026 rappresentano già un punto di svolta in questo percorso e l’obiettivo è quello di mantenere coerenza anche per i cicli successivi.
A tale scopo, le novità che verrebbero introdotte insieme ai motori V8, includono l’introduzione di un carburante completamente a zero emissioni di CO₂, capace di garantire prestazioni elevate ma con un impatto ambientale ridotto.
Inoltre, l’accensione avverrà tramite un sistema a precamera, pensato per ottimizzare i consumi senza penalizzare la potenza. Il motore a combustione interna sarà comunque affiancato da una componente ibrida, come avviene ormai dal 2014, ma con un livello di efficienza ancora maggiore.
Le stime parlano di una potenza elettrica compresa tra 220 e 240 kW, una cifra che si colloca a metà strada tra l’attuale sistema (120 kW) e quello previsto dal 2026 (350 kW). In altre parole, un compromesso che potrebbe ridare centralità al motore termico, pur mantenendo l’ibrido come elemento fondamentale.
Sempre secondo AMUS, i colloqui ufficiali dovrebbero tenersi subito dopo il Gran Premio d’Italia del 7 settembre. Si tratterà di un summit cruciale, perché sul tavolo ci sono due questioni centrali: da un lato il ritorno dei V8 ibridi, dall’altro le tempistiche della loro eventuale introduzione.

La FIA a Monza per avere i motori V8 il prima possibile, ma non tutti i costruttori sono d’accordo
Al momento la FIA sembra spingere per il 2029, ma non si esclude un rinvio al 2030 o addirittura al 2031, a seconda dell’evoluzione politica e tecnica del contesto.
Le posizioni all’interno del paddock sono infatti tutt’altro che uniformi. RB Powertrains e Cadillac spingono con forza per un ritorno anticipato, ritenendo che un V8 moderno ed ibridizzato potrebbe rappresentare il compromesso ideale tra spettacolo e sostenibilità.
Dall’altra parte, Audi e Honda frenano: i due costruttori hanno investito ingenti risorse nello sviluppo delle nuove power unit e temono di veder vanificati i propri sforzi dopo soli tre anni.
Helmut Marko, consulente e figura chiave del mondo Red Bull, ha replicato sottolineando che “Sviluppare i motori è costato a tutti la stessa cifra”.
“Dobbiamo pensare di più ai tifosi e meno agli ingegneri quando si tratta di regolamenti futuri. I motori devono essere più semplici ed economici”, ha concluso.
Anche Ferrari, pur senza una presa di posizione netta, potrebbe guardare con interesse a un ritorno anticipato dei V8, senza però aver fatto intendere chiaramente le motivazioni dietro a ciò.
Le perplessità, comunque, restano molte. Lo sviluppo delle nuove unità ibride è estremamente complesso e comporta costi elevatissimi, che aggraverebbero sulle monoposto più costose del mondo. Marko stesso ha stimato che le spese dovrebbero essere ridotte di almeno un terzo.
I nuovi motori porterebbero i costruttori a spendere circa 130 milioni di dollari l’anno per portare avanti i programmi di sviluppo, una cifra enorme che pesa anche su monoposto già di per sé molto costose.
I team clienti non sono da meno: per la sola manutenzione delle power unit, la spesa varia tra i 17 e i 20 milioni di euro a stagione, senza contare il carburante sostenibile, il cui prezzo incide ulteriormente sui bilanci.
La FIA, per cercare di contenere i costi, avrebbe ipotizzato un prezzo di leasing calmierato di circa 10 milioni di euro, ma le modalità di applicazione restano ancora tutte da chiarire.
Frédéric Vasseur, team principal della Ferrari, ha parlato anche lui dei grandi costi che gravano sui costruttori, chiedendo però dei piani specifici per ridurli.
“Non basta dire che i costi devono scendere: serve un piano concreto e condiviso per capire come raggiungere davvero l’obiettivo“, ha dichiarato.
Il dibattito è dunque apertissimo: tra chi sogna il ritorno del rombo dei V8, chi teme un flop finanziario e chi guarda soprattutto alla sostenibilità. Una cosa è certa: il futuro della Formula 1 si giocherà nei prossimi mesi attorno a un tavolo di trattative che potrebbe cambiare radicalmente il volto del campionato.