Il weekend del GP Austriaco è iniziato con le prime sessioni di prove libere, offrendo spunti interessanti sull’assetto delle vetture e sulle performance dei piloti. Le telemetrie di FP1, con il confronto tra Russell e Hamilton, e di FP2, con il confronto tra Leclerc e Norris, hanno evidenziato alcune dinamiche cruciali per Ferrari e Mercedes, suggerendo sfide e potenziali aree di miglioramento.
FP1, Mercedes solida durante tutto il giro
L’analisi della telemetria della FP1 tra George Russell e Lewis Hamilton rivela immediatamente alcune differenze significative nell’approccio alle curve. In Curva 1, Hamilton anticipa leggermente la staccata rispetto a Russell, mostrando un accenno di sottosterzo che lo costringe ad allungare la frenata e a ritardare l’apertura del gas. Questa tendenza si ripresenta in Curva 3, dove Hamilton ancora una volta anticipa la frenata, perdendo prezioso tempo all’apice e nella prima fase di uscita a causa di una chiara difficoltà con l’anteriore. Nonostante ciò, il britannico riesce a recuperare qualcosa nel successivo allungo grazie a un’ottima velocità di punta, suggerendo un buon bilanciamento aerodinamico sui rettilinei.

In Curva 4, la carenza di grip dell’anteriore della vettura di Hamilton è nuovamente evidente: il pilota è costretto a usare un angolo di sterzo maggiore e ad andare in ritardo sul gas. È però nel tratto più veloce della pista che emerge in maniera preponderante la sofferenza della Ferrari alle alte velocità e un sottosterzo persistente. Questo potrebbe essere attribuito a un compromesso di setup inefficace che, almeno per ora, non riesce a conciliare le esigenze delle sezioni lente con quelle veloci. Hamilton è costretto a lunghe frenate e a significativi lift, sintomi di un carico aerodinamico inferiore e di un anteriore che fatica a seguire la traiettoria desiderata.
Un fattore da considerare è che il circuito del Red Bull Ring permette di girare con altezze da terra inferiori rispetto al Canada, e il deficit di altezze della Ferrari rispetto alle altre squadre sembra riaffiorare in maniera più marcata qui. Non si possono ignorare, inoltre, i problemi tecnici incontrati da Hamilton, in quanto eventuali malfunzionamenti al cambio potrebbero averlo costretto a essere più conservativo nelle scalate, incidendo sulla sua performance complessiva.
FP2, La differenza rispetto McLaren e la stabilità mancante
Il confronto in FP2 tra Charles Leclerc e Lando Norris prosegue il quadro tracciato dalla FP1. In Curva 1, Leclerc tenta di posticipare la staccata rispetto a Norris, ma soffre di sovrasterzo in entrata, ritardando l’apertura del gas. Il gap tra i due rimane sostanzialmente invariato per tutto il rettilineo successivo.
In Curva 3, Leclerc adotta un approccio più cauto con una frenata meno incisiva, una scelta che si rivela vincente, permettendogli di portare più velocità all’apice e di andare prima sul gas, recuperando terreno su Norris. Tuttavia, in Curva 4, la carenza di grip della Ferrari riemerge: Leclerc è costretto a frenare prima, perdendo tanto nella fase di ingresso e non riuscendo a seguire la linea stretta e pulita di Norris.

Come già osservato con Hamilton in FP1, i problemi si acuiscono nel tratto più veloce del circuito. La vettura di Maranello continua a soffrire nelle zone ad alta velocità, e il fatto di dover girare con altezze da terra superiori rispetto ai competitor si fa sentire. Leclerc è costretto a prolungare la fase di frenata per caricare l’anteriore, pagando un prezzo elevato in termini di velocità a centro curva.
L’assetto sembra ancora inefficace nel conciliare i tratti lenti con quelli veloci. La vettura appare probabilmente troppo morbida, il che la rende instabile nelle sezioni veloci. Nonostante l’introduzione del nuovo fondo, sembra che non sia ancora nelle condizioni ottimali per funzionare al meglio e apportare i benefici attesi.









