Search
Close this search box.

Formula 1 in Malesia? Sepang apre al ritorno, nonostante le difficoltà economiche

La Malesia si trova oggi a un bivio: puntare sul ritorno della Formula 1 o continuare a investire sulla MotoGP?
Malaysia - Max Verstappen

In una recente intervista, il CEO del Sepang International Circuit Azhan Shafriman Hanif ha definito un errore la decisione della Malesia di rinunciare alla F1 dopo il 2017. Una scelta che – a suo avviso – ha privato il Paese di un evento sportivo di caratura mondiale e importante vetrina internazionale.

Secondo Hanif, riportare oggi la massima serie del motorsport a Sepang comporterebbe costi astronomici e si scontrerebbe con ostacoli organizzativi e politici di non poco conto, a partire dalla forte concorrenza di altri Paesi.

“Non vogliamo ripetere gli errori del passato. Abbiamo lasciato andare la F1 e ora è molto difficile riaverla. Spero che non faremo lo stesso errore con la MotoGP”, ha detto in un’intervista a The Straits Times.

Come già successo con la MotoGP, sarà importante la coesione tra istituzioni ed esponenti del settore privato per la creazione di un progetto solido a medio-lungo termine: solo così la F1 potrebbe tornare in terra malese.

L’errore del 2017: il peso politico della rinuncia

Il Gran Premio di Malesia, organizzato a Sepang fin dal 1999, fu cancellato dal calendario dopo il 2017: una decisione annunciata dall’allora primo ministro Datuk Seri Najib Tun Razak, a causa dei costi elevati, del calo dell’interesse globale e delle scarse vendite di biglietti. Era una F1 ancora in crisi a quei tempi, prima del boom mediatico generato dall’arrivo di Liberty Media.

Portare la Formula 1 nuovamente a Sepang è tutt’altro che facile dal punto di vista finanziario. Liberty Media avrebbe richiesto una cifra di 70 milioni di dollari per ogni evento, senza considerare i costi di allestimento.

“C’è una lista d’attesa per rientrare e, ovviamente, i costi sono molto elevati. Ci sono stati chiesti 70 milioni di dollari di tasse di gara, per ogni evento”, ha spiegato Hanif.

“Ciò non include i nostri costi di allestimento che sono nell’ordine dei 2,3-4,7 milioni di dollari per ogni evento. In totale, ci costerebbe più di 71 milioni di dollari per riportare la gara in calendario.”

Il calendario è peraltro già saturo di eventi, con diverse nazioni pronte a fare investimenti importanti pur di riservarsi un posto negli anni a venire.

“C’è una lunga lista d’attesa per rientrare nel calendario di F1… Se vogliamo farlo davvero, dobbiamo iniziare le conversazioni. Non è solo Sepang che vuole la F1, ma anche governo e imprese. Tutti devono dare il loro contributo”

Max Verstappen in griglia di partenza al Gran Premio di F1 della Malesia nel 2017
Max Verstappen in griglia di partenza al Gran Premio di F1 della Malesia nel 2017

Il modello di Singapore: collaborazione istituzionale e privata

Hanif ha identificato in Singapore l’esempio da seguire: un progetto nazionale condiviso in cui ministeri, settore privato e turismo collaborano per garantire il successo dell’evento.

“Dobbiamo guardare a come Singapore sta ospitando la propria gara. Tutti danno un contributo per renderla un successo, dai ministeri al settore aziendale agli hotel. Tutti contribuiscono. Deve funzionare così se vogliamo riportare la F1 in Malesia”.

Malesia: la priorità attuale resta la Moto GP

I piloti sul podio prima del Gran Premio di F1 della Malesia sul circuito di Sepang, il 1° ottobre 2017 a Kuala Lumpur
I piloti sul podio prima del Gran Premio di F1 della Malesia sul circuito di Sepang, il 1° ottobre 2017 a Kuala Lumpur

A conferma delle parole di Hanif, è attualmente è in corso il rinnovo del contratto con Dorna Sports per la MotoGP, considerata una fonte di ritorno economico certo.

Secondo uno studio d’impatto economico condotto di recente, il Gran Premio di MotoGP offre al paese un ROI pari a 6,3 volte l’investimento “Anche con la Moto GP abbiamo impiegato tempo per aumentare il ROI. La cosa importante è che tutti collaborino”, ha concluso Hanif.