Il 2026 si fa sempre più vicino, e con esso il debutto dei nuovi regolamenti tecnici in F1. Quella a cui assisteremo la prossima stagione sarà una delle rivoluzioni più importanti di questo sport: a cambiare saranno infatti tutte le macro-componenti delle vetture: telaio, aerodinamica e – soprattutto – motore.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il cambiamento riguarderà la ripartizione della potenza tra la parte elettrica e quella a combustione, che arriverà ad un rapporto di 50:50. Attualmente è l’ICE a produrre più potenza, con un rapporto 85:15.
Il timore diffuso un po’ ovunque nel paddock è che le nuove power unit siano ancora troppo acerbe per esprimere tutti i 500 cavalli dell’elettrico per la durata di un singolo giro spinto.
La paura è che, per evitare di prosciugare del tutto la batteria, i piloti saranno costretti ad evidenti manovre di lift&coast alla fine dei rettilinei, alzando il piede dall’acceleratore ben prima del naturale punto di staccata.
F1 2026: si rischia un dimezzamento di cavalli tra prima e ultima curva?
Si è di recente espresso sull’argomento Davide Amaduzzi, pilota monoposto e GT, e attuale collaudatore Ferrari: “In questo momento si dice che i 500 CV dell’elettrico non durano nemmeno un giro se non vengono gestiti con mille lift and coast e altri accorgimenti. Questo significa che se provi a spingere al 100% per un giro intero ti ritrovi ad avere mille cavalli all’inizio e 500 alla fine“, ha detto l’italiano intervistato sui canali di Selezione Nazionale Piloti.
“Fa abbastanza sorridere se pensiamo a quanti cavalli ha una Formula 2 o addirittura una Formula 3, che arriva quasi a 500 CV. Vuol dire che dalla prima all’ultima curva una Formula 1 diventa praticamente una Formula 3, ed è qualcosa che, da pilota, trovo sinceramente indecente“.
“A livello tecnico capisco che ci siano sfide tecnologiche incredibili, però ricordiamoci che il Mondiale di Formula 1 è principalmente un Mondiale piloti. E il pilota, teoricamente, dovrebbe dare più gas di tutti e tirare fuori il 100% della macchina“.
“Con queste macchine, invece, mi viene da pensare che serviranno i migliori simulatoristi – non i migliori piloti – ma persone abituate a gestire i videogiochi, perché in certi momenti sembra più un videogioco che una gara vera“, ha concluso.









