La Federazione puntava a riportare i motori F1 V8 in griglia già dal 2030, ma il progetto si è arenato sul nascere con la cancellazione del summit chiave sui futuri regolamenti. Il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ha così smentito le indiscrezioni su un cambio di rotta anticipato al 2029, confermando che la F1 manterrà i nuovi V6 ibridi in arrivo nel 2026 per l’intero ciclo regolamentare di cinque anni.
La decisione rispetta il patto siglato con i nuovi motoristi, ai quali era stata garantita stabilità fino al 2030. Eppure, neanche la FIA e il suo presidente sembrano del tutto convinti della bontà del prossimo regolamento, che introdurrà una ripartizione 50-50 tra potenza termica ed elettrica, ma con problemi di complessità, costi e aumento del peso delle monoposto.

Ben Sulayem aveva proposto una soluzione alternativa: un ritorno ai V8 da 2,4 litri, alimentati con carburante sostenibile e abbinati a un KERS semplificato. Una formula vista come compromesso tra tradizione, spettacolo e obiettivi ambientali. Secondo le stime, questa configurazione avrebbe ridotto i costi fino al 65% e alleggerito le vetture di circa 80 kg rispetto alle power unit del 2026.
L’incontro di Londra, ora annullato, avrebbe dovuto servire proprio a definire una road map per l’eventuale introduzione della nuova formula, con tempistiche che oscillavano tra il 2029 e il 2030.
Motori F1 ibridi contro V8: la frattura tra i motoristi
La proposta ha ricevuto appoggio da Red Bull Powertrains e Cadillac, favorevoli a un cambio regolamentare già nel 2029. Ma ha trovato la ferma opposizione di Audi e Honda, impegnate nello sviluppo delle complesse unità ibride.
Audi, al debutto in F1 nel 2026, ha ribadito che l’elettrificazione è uno dei pilastri del proprio ingresso nello sport. Anche Honda, che tornerà come motorista ufficiale di Aston Martin, preferisce mantenere i V6 turbo-ibridi per l’intero ciclo, per proteggere i suoi ingenti investimenti.

I vincoli regolamentari dei motori F1
Il Power Unit Governance Agreement della F1 stabilisce che qualsiasi modifica sostanziale ai regolamenti prima del 2031 richieda una “super maggioranza”: il via libera della FIA, della Formula 1 e di almeno quattro dei cinque costruttori. Con Audi e Honda contrarie, l’accordo non è politicamente né tecnicamente raggiungibile. Da qui la scelta di Ben Sulayem di cancellare il summit.
Il futuro dei motori F1: tra sostenibilità e spettacolo
La cancellazione rappresenta un duro colpo alla visione di Ben Sulayem, che dovrà rimandare ogni ipotesi di ritorno al V8 almeno fino al 2031, quando scadrà l’attuale quadro normativo.
Da quella data in avanti, senza vincoli di governance o Patto della Concordia, la FIA potrebbe teoricamente imporre la propria linea. Nel frattempo, il dibattito sui motori riflette le tensioni più ampie che attraversano la Formula 1: la sfida di conciliare spettacolo, sostenibilità e contenimento dei costi.









