In una Formula 1 in continua evoluzione, l’impatto mediatico e commerciale ha assunto un ruolo mai visto prima. Oggi tutti vogliono essere proprietari o sponsor di un team, vista la straordinaria visibilità di cui gode la massima serie del motorsport.
Parlando delle trattative contrattuali in corso tra George Russell e la Mercedes nel podcast The F1 Show, l’ex compagno di squadra di Hamilton e rivale per il titolo nel 2016, Nico Rosberg, ha rivelato un aspetto cruciale dietro la decisione del britannico di passare alla Ferrari.
“Oggi le squadre hanno così tanti sponsor, che investono cifre enormi. L’unico modo per restituire loro qualcosa è lo spazio sul logo, che però è limitato. Per questo vogliono anche che i piloti dedichino tempo agli sponsor, incontrino i clienti e partecipino a eventi. È così che i team sfruttano tantissimo i propri piloti”, ha spiegato Rosberg.
E ancora: “Non posso dire che sia doloroso per noi, perché chi ci guarda direbbe: ‘Stai zitto, guadagni milioni e ti lamenti di dover andare a un evento, stringere mani e fare foto?’. Ma vi assicuro che è davvero faticoso!”.

Gli eventi degli sponsor, infatti, sono utili a promuovere lo sport, il brand, il team e i piloti stessi. Rappresentano un’occasione unica per i fan di incontrare i propri idoli, ma sommati all’enorme mole di lavoro in un weekend di gara possono togliere energie preziose, sia ai protagonisti in pista sia agli ingegneri dietro le quinte.
Rosberg ha aggiunto: “Si può arrivare anche a 60 giorni l’anno, a volte divisi in mezze giornate che diventano 80. Sono tantissimi. E quando tutto quello che vuoi è, per esempio, andare al Nordschleife a correre con le GT3, capisci quanto sia impegnativo”, con un chiaro riferimento ai piani extra F1 di Max Verstappen.
Ferrari: il marchio che vale più degli sponsor
Poi successivamente Nico Rosberg approfondisce meglio il paragone con la Ferrari: “Questo è stato uno dei motivi per cui Lewis è andato lì. La Ferrari non utilizza i suoi piloti in maniera così intensa per gli sponsor. Hanno un marchio talmente forte che non hanno bisogno di offrire tanto tempo dei piloti agli sponsor”
“Ai tempi di Vettel, per esempio, si parlava di circa dieci giorni l’anno, e basta. A fine carriera un aspetto del genere assume un valore enorme, ed è stato anche parte del processo decisionale di Hamilton“.

La Ferrari, a differenza di molti altri team, è infatti una delle poche squadre capaci di reggere il peso del circus senza dipendere eccessivamente dagli introiti degli sponsor. Il Cavallino Rampante seleziona con estrema cura i propri partner commerciali, forte del potere del marchio.
Non è un caso che avere a che fare con la scuderia di Maranello sia considerato un privilegio per pochi. E da quest’anno, Lewis Hamilton – ora pilota ufficiale Ferrari – lo ha già sperimentato in prima persona.









