Si conclude una sprint race al cardiopalma al Red Bull Ring: 28 giri di battaglie che alla fine hanno visto trionfare Pepe Marti. Non sono di certo mancati i contatti quest’oggi, essi hanno portato alla bellezza di 10 ritiri; per fortuna nessuno dei piloti coinvolti ha riportato conseguenze.
Recap della gara
È tutto pronto sulla griglia di partenza per il giro di formazione, ma ecco che si presenta il primo colpo di scena, la DAMS di Crawford non ne vuole sapere di partire, e perciò abbiamo già il primo DNF di giornata;
In partenza però già succede di tutto: il pole sitter Bennett parte malissimo e si ritrova in P5 dopo curva 1, il leader del campionato Alex Dunne, partito dalla terza piazza, è autore di una falsa partenza, nella quale perde numerose posizioni, per poi essere anche penalizzato di 5 secondi sul tempo di gara; ad approfittarne è Pepe Marti, scattato dalla quinta casella compie un capolavoro e si porta fino al secondo posto dopo un sorpasso su Stanek, davanti a lui ora c’è solo Durksen che con una buona partenza tiene stretta la prima posizione regalatagli da Bennett.
Nel centro della mischia invece a dare spettacolo è Leonardo Fornaroli che in un giro guadagna tre posizioni salendo fino al settimo posto; ma ecco al secondo giro abbiamo il primo grande incidente della gara: Meguetonif esagera nella staccata di curva 3, nella quale entra a contatto con Arvid Lindblad con una dinamica del tutto singolare: la sua vettura infatti prende il volo e incontra nella sua traiettoria quella di Browning, che causa quindi il ribaltamento della sua Trident: dopo alcuni minuti di apprensione sotto bandiera rossa finalmente le immagini tranquillizzano sulle condizioni dei 3 piloti coinvolti, ma l’interruzione durerà più di mezz’ora;

La prima ripartenza: super Minì, ma subito safety car.
Finalmente quindi si ripartirà con rolling start, con una griglia che però non vede nei suoi componenti nemmeno l’altra DAMS, quella di Kush Maini, anch’essa colpita da un’avaria che le ha impedito di lasciare la pit lane.
Un Durksen super reattivo riesce a cogliere di sorpresa i suoi inseguitori e a creare un gap abbastanza ampio da farlo stare tranquillo; a metà schieramento invece un Gabriele Minì particolarmente ispirato completa una manovra da manuale ai danni di Dunne, ma nel corso del secondo giro dalla ripartenza ecco che abbiamo ancora un altro contatto, seguito dall’ingresso in pista della vettura di sicurezza; ad aver avuto la peggio nelle retrovie è stato il pilota FDA Dino Beganovic che in curva 3 viene centrato da Goethe, punito poi con 10 secondi per l’incidente.
La seconda ripartenza: che bagarre!
Si riparte dopo soli due giri in regime di safety car, e ancora una volta Durksen non sbaglia, come prima riesce a creare un divario sufficiente con Pepe Marti che per un attimo deve anche guardarsi le spalle dagli attacchi di Roman Stanek.
La vera battaglia però è quella che vede coinvolti i piloti in lotta a centro gruppo, in particolare le due Prema: Montoya prima passa Dunne per la decima posizione, e poco dopo si ripete con un incrocio di traiettorie perfetto in curva 3 su Martins; poco più avanti invece Minì supera il connazionale Fornaroli per la settima posizione e si mette a caccia della top 6.

Al giro 17 ecco che si infiamma la lotta per la vittoria: Marti passa in testa in curva 4 ma Durksen non ci sta e con una super staccata si riprende la posizione all’interno di curva 5. È chiaro però che Pepe ne abbia di più e infatti nel giro successivo compie il sorpasso decisivo in curva 3, niente possibilità di risposta per il paraguaiano che vede la Campos numero 3 fare il vuoto.
Un finale al cardiopalma
La lotta per la top 5 si infiamma negli ultimi giri con una montagna russa di emozioni: prima Verschoor passa Bennett e si porta in P5, ma soprattutto guadagna quei 4 punti che con Dunne fuori dalla top 8 vogliono dire testa del mondiale; un paio di tornate dopo Minì continua a stupire e con un sorpasso magistrale ottenuto dopo un ruota a ruota con Bennett durato per tutto il secondo settore guadagna ancora un’altra posizione.
In una gara che si avvia per la sua conclusione le emozioni però non sono ancora finite e il testacoda di Cordeel, che occupava fin lì la quarta posizione, in curva 3 è solo l’inizio di un pesantissimo effetto farfalla: poco dopo sul posto arriva il gruppetto in lotta per la zona punti, Minì allunga leggermente la staccata e lo centra in pieno, mentre Fornaroli, impegnato nella manovra di sorpasso ai danni di Bennett, non ha tempo di reagire e colpisce il retrotreno della sua Prema, così come lo stesso Bennett, senza possibilità di evitare il botto, colpisce la sua Invicta numero 1.
Questo enorme groviglio permette quindi a Dunne, Montoya, Martins e Miyata di raccogliere qualche punticino quando le speranze di riuscirci erano di certo molto basse; tornando lì davanti però, è Pepe Marti a vincere la sprint race, seconda vittoria per lui in stagione, mentre dietro Durksen riesce a difendere la sua seconda posizione dagli attacchi di Stanek.
Di seguito la classifica finale:
